Sogni Quotidiani

10.10.2013 21:26

SOGNI QUOTIDIANI

“…..sento delle sirene,è la polizia!, dobbiamo scappare!”.Scendo di corsa le scalinate che portano alla strada, salgo in auto, ho un attimo di smarrimento mi guardo intorno e non mi sembra la mia auto, non fa niente parto lo stesso, la polizia sta arrivando a sirene spiegate, dico alla persona che sta di fianco a me di controllare che la pattuglia non si avvicini troppo a noi, ma guardando questa persona mi accorgo di non conoscerla,… strano eppure fa quello che dico, una ragazza bionda, capelli lisci e lunghi, bell’aspetto, non è mia moglie e non è nessuno di mia conoscenza eppure sta al mio gioco.

Ad un certo punto affrontando una curva mi accorgo che l’auto sbanda leggermente con il posteriore quando io pigio sul gas, …strano eppure la mia auto ha la trazione anteriore…, a quel punto mi accorgo di essere a bordo di una Alfa 75 rossa, proprio l’auto che piace a me, ma non è la mia,…molto strano eppure era lì, con le chiavi inserite, pronta per me ed al posto della mia, non fa niente l’importante è riuscire a scappare.

La ragazza,immagino mia complice, mi informa che la pattuglia si sta avvicinando troppo, io non riesco a distaccarmi da loro, sembra quasi che la macchina non acceleri a sufficienza , allora decido, appena dopo una curva, di nascondere l’auto in un vicolo e di scappare a piedi e nascondermi da qualche parte fino allo scampato pericolo.

Mi ritrovo in un grande locale, da solo, la persona che fino ad un attimo fa mi accompagnava non c’è più, ci sono degli scaffali semivuoti, sembra un deposito di qualcosa, mi nascondo dietro uno di questi scaffali e guardo verso l’ingresso con la pistola in pugno, aspetto che sia tutto calmo quando ad un certo punto sento un suono, ma più che un suono sembra un trillo, continua , un trillo alternato e continua,…..non capisco ne cos’è ne da dove arriva,…………..ah ora capisco, è la mia sveglia!, accidenti!......... Un altro sogno rovinato dalla solita sveglia.

Sono sempre qui in questo locale che sembra un deposito di qualcosa ma non riesco a vedere di cosa, aspetto ancora che torni la calma  cosicché io possa fuggire indisturbato, intanto penso a quello che ho fatto e che è successo.

Incominciamo dall’inizio, dov’ero?.....era un appartamento al piano terra di una palazzina, ma cosa ci facevo lì?......, non ricordo, possibile che non ricordo nulla?......, intento nei miei pensieri mi guardo le mani, ma…. Sono sporche di sangue! E non sto tenendo in mano una pistola ma un coltello anche lui sporco di sangue, mi richiedo, cosa ho fatto?...., forse comincia a tornarmi in mente qualcosa, ho seguito quella bella ragazza bionda fino lì, sono entrato in casa dietro lei senza farmi vedere e sentire e quando è entrata in casa non le ho permesso di chiudere la porta mettendo un piede nello spazio tra la porta e il telaio e subito ho infilato la mano nella fessura rimasta cercando la sua bocca per impedirgli di urlare, poi ho spinto e sono entrato, poi?.... come mai sono tutto insanguinato?, non è mio …..cerco di ricordare ancora, …lei è riuscita a divincolarsi dalla mia mano e accennare ad un urlo ma io le ho prontamente tappato la bocca con la stessa mano e  intanto la sto trascinando più all’interno dell’appartamento, si sta agitando molto, muove le gambe avanti e indietro per cercare di liberarsi ma io sono più forte di lei e riesco a trattenerla ancora, non so per quanto, sto cercando qualcosa per legarla ma non vedo niente.

Dopo qualche attimo vedo un cavo elettrico, una prolunga usata per il ferro da stiro, mi avvicino e con la mano libera cerco di staccarla dall’ apparecchio, non ci riesco, la ragazza si agita troppo allora premo di più la mia mano sulla sua bocca impedendogli di respirare fino al suo svenimento, la adagio sul pavimento e con tutta calma le lego manie piedi e faccio un bavaglio per la bocca e subito la metto seduta su una sedia.

Al suo risveglio mi guarda con gli occhi sgranati, leggo il terrore nel suo viso, tenta di urlare ma dalla sua bocca non esce niente per via del bavaglio, io sorrido ma non parlo comincio a punzecchiarla con la punta del coltello, poi a farle dei taglietti leggeri sulle braccia, alla fine le affondo tutta la lama nello sterno e tengo premuto fino a non sentire più il suo respiro, solo ora provo sollievo ma misto ad una gran paura, si paura di essere scoperto da qualcuno, paura che

adesso prevale sul senso di sollievo, le sfilo adagio la lama del coltello dal torace, neanche la guardo in faccia, mi giro e me ne vado, prima adagio, poi con passo più spedito scendo i pochi scalini per arrivare alla strada correndo ma…… come mai sentivo le sirene della polizia?, in giro non c’è nessuno, non un anima viva, nessuno che mi ha visto…..strano, ci penso ancora un attimo…ah sì non erano sirene reali erano prodotte dalla mia mente per il forte senso di paura, quindi io ho rubato una macchina e sono scappato via per niente anzi , rischiando di più di essere notato, ma la ragazza … come può essere morta, era in auto di fianco a me……non era reale anche lei come la polizia, cioè lei è morta ma non era in auto di fianco a me, per quel motivo ora non si trova con me in questo deposito, a proposito cosa ci faccio ancora qui se non c’è nessuno che mi insegue e che mi cerca, posso anche andare.

La prossima volta però devo stare più attento, non devo farmi prendere dal panico per queste sciocchezze.

Sono a casa, continuo a passeggiare avanti e indietro per la sala pensando e ripensando a quello che ho fatto,perché lei?,cosa ha scaturito in quell’impulso omicida?, come ho potuto commettere un fatto così grave e, involontariamente, senza che nessuno mi vedesse?.... a tutte queste domande posso solo rispondere che non ne ho la più pallida idea, so solo una cosa, che tutto questo ha mosso in me qualcosa ,non so cosa ma sicuramente è stato emozionante, come dire, quasi piacevole,   anzi sapete cosa vi dico… è stata una tale iniezione di adrenalina che spero che accada ancora, dico così perché ora come ora , tralasciando la soddisfazione provata per questo gesto, non sarei capace di rifarlo, deve essere scattato qualche cosa nella mia mente malata che ha causato questo. 

                                                   

                                                                 Andrea Cola